BRINDISI ED IL SUO PORTO

BRINDISI ED IL SUO PORTO

Vitruvio, famoso architetto e trattatista romano del I° sec. a. C., afferma che i .Romani studiavano accortamente il sito di ogni loro insediamento urbano, per assicurarsi che esso fosse in buona posizione geografica, in un territorio fertile, e che avesse un clima salubre. Brindisi rispondeva ad almeno due di questi requisiti, mentre , per quanto concerne la salubrità del clima, vi era qualche difficoltà, se dobbiamo credere alle affermazioni del grande oratore Marco Tullio Cicerone, il quale, aspettando a Brindisi il perdono di Cesare, scriveva alla moglie Terenzia lettere piene di lamentele per l'umidità del clima brindisino, che arrecava notevoli danni alla sua salute malferma. Il porto di Brindisi, per la sua particolare conformazione, si può certamente definire il più sicuro e protetto di tutto l'Adriatico. Il De Leo, studioso appassionato della storia della città, lo descrive come " ...il più celebre, che immaginar si possa in tutta l'antichità, e che racchiudendo in se stesso più porti, oltremodo si rendette rinomato ne' tempi della Romana Repubblica..." Segue poi un'esauriente descrizione , che dà un'idea della complessa forma del porto, i cui due bracci interni, addentrandosi profondamente fra due ali di terraferma, circondano come un fossato difensivo la penisoletta su cui sorge la città. Ben nota era sin dall'antichità la comodità del porto, non solo per le comunicazioni con l'Oriente, ma anche per la facilità di rifornimento per tutte le navi che vi facessero scalo. Nelle opere letterarie dei più noti autori latini troviamo vari riferimenti al porto ed alla città di Brindisi, che era certamente, ( e meritatamente), molto rinomata. Plinio, ad esempio, ricorda le fonti di acqua pura ed incorruttibile con queste parole: "Brundusii in portu fons incorruptas praestat aquas navigantibus" ( Nel porto di Brindisi una fonte fornisce acqua incorruttibile ai naviganti). Il Galateo, a proposito della sicurezza del porto di Brindisi, riporta un proverbio molto noto nell'antichità: " Tres esse in orbe portus, Junii, Julii et Brundusii", dei quali il secondo è certamente quello fatto costruire da Augusto sul lago d'Averno, in Campania, mentre è incerta l'identificazione del primo, che molti studiosi indicano come il porto di Luna,( La Spezia), celebrato da molti autori classici per la sua sicurezza. Altri riferimenti troviamo nelle opere di Tito Livio, Tacito, Lucano, Aulo Gellio,( che riferisce un giudizio di Ennio) , Strabone; a molti studiosi è sembrato che lo stesso Virgilio abbia preso a modello il porto di Brindisi , quando, nel I° libro dell'Eneide volle descrivere un porto della Libia; la sua descrizione, infatti, trova perfetta rispondenza con la realtà topografica di questi luoghi in quei tempi, come risulta dalla documentazione fornitaci dagli autori antichi precedentemente citati e da altri. Potremmo avere un'idea dell'aspetto del porto di Brindisi in età imperiale, se davvero, come sostengono alcuni studiosi, fosse possibile identificare il porto stesso nella scena del dodicesimo giro della Colonna Traiana, a Roma, dove è scolpita la partenza di Traiano per la spedizione contro la Dacia nel 105 d. C. Interessa soprattutto, in questa scena, la rappresentazione di un grande tempio sulla sommità di una collinetta, in una posizione corrispondente, nella topografia della città, a quella in cui il vescovo Bailardo, in epoca normanna, edificò la sua cattedrale, reimpiegando i materiali di un grande tempio pagano. Questa identificazione è accettata dal Marzano, che esaminò i reperti venuti alla luce in piazza Duomo durante la costruzione della nuova Biblioteca e li ritenne appartenenti a monumenti simili a quelli raffigurati sulla Colonna Traiana. Tutti gli imperatori fecero a gara per lasciare in questa città testimonianze della loro magnificenza, per cui Brindisi fu arricchita di foro, anfiteatro, terme acquedotti, templi, statue. Di alcuni di questi non resta alcuna traccia, di altri si possono ravvisare i resti in edifici di epoca successiva, ma anche i pochi avanzi sono testimoni di una grandiosità e di uno splendore, che la città non è riuscita mai più a raggiungere nella sua storia millenaria, e indiscutibilmente il nucleo dell'importanza di Brindisi dall'antichità ad oggi è costituito dal porto, per la sua forma e per la sua posizione. Si può dire che tutta la città si sia costituita e man mano sviluppata proprio in funzione del porto.Infatti la zona del primo insediamento urbano fu quella prospiciente il seno di ponente del porto interno, più esteso in lunghezza del seno di levante, e poi, solo in seguito all'occupazione di tutta la zona litoranea disponibile, l'abitato si estese verso l'interno, ma solo nella parte nord, ben fortificata e punto di partenza delle grandi vie di comunicazione con la capitale, mentre la zona sud era tagliata fuori dall'ambito urbano dalla difficoltà di attraversamento della "Mena", una specie di canalone, che seguiva , approssimativamente, il tracciato dell'attuale Corso Garibaldi. Quando l'Impero Romano cadde, anche per Brindisi ci fu l'inizio di un lungo e penoso declino, segnato da tappe drammatiche, come i saccheggi dei barbari, ( Alani, Goti, Ostrogoti, Vandali, Longobardi), che per secoli tormentarono il territorio brindisino, distruggendo più volte la città e costringendo i suoi abitanti ad abbandonarla per rifugiarsi nell'entroterra.Successivamente la città fu conquistata dai Saraceni, che nell'anno 853 la incendiarono, poi passò ai Greci, che la tennero fino alla conquista normanna, nell' XI° secolo. Sotto la dominazione normanna la città ebbe un nuovo impulso , rifiorirono traffici e commerci, i mercanti delle Repubbliche marinare stanziarono qui le loro "cale" ed i loro quartieri commerciali, i pellegrini ed i Crociati da qui salpavano per la Terra santa. Ulteriore incremento alla crescita di Brindisi fu dato dagli Svevi, il cui più grande sovrano, Federico II, amò particolarmente queste contrade. La pace e la prosperità, rafforzate durante il dominio angioino, furono completamente annullate dalla conquista aragonese. Sciagure di vario genere, attacchi dei pirati saraceni, pestilenze, saccheggi, si abbatterono sulla città, lasciandola completamente distrutta e quasi disabitata, per l'impossibilità di sfuggire ai terribili miasmi che si sprigionavano dall'acqua del porto, divenuto una palude per l'ostruzione del canale di collegamento con il porto esterno. Tale situazione, aggravatasi ulteriormente durante l'oppressiva dominazione spagnola, migliorò in seguito alle bonifiche effettuate da Andrea Pigonati, che nel 1777 fece aprire il canale, che porta il suo nome, restituendo al porto interno la sua piena funzionalità. Nel 1869 fu aperto il Canale di Suez, che permetteva un celere raggiungimento dei porti dell'Oriente da parte della Valigia delle Indie , che stabilì a Brindisi un importantissimo scalo per l'imbarco di merci e passeggeri: Albania, Grecia, Egitto, Turchia ed altri Paesi del Medio Oriente facevano passare per Brindisi i loro commerci e trentotto linee di navigazione collegavano il porto con centodieci porti di quattro Continenti. La città fu collegata anche mediante la linea ferroviaria "Adriatica" con il nord dell'Italia e ritornò a prosperare. In quegli stessi anni si verificò una congiuntura favorevole per il destino economico della città, perchè la peronospora distrusse i vigneti della Francia meridionale ed i viticultori francesi trovarono nella zona di Brindisi le condizioni favorevoli per l'impianto di vigneti, che dessero un prodotto ad alta gradazione . Da allora i brindisini iniziarono, "sotto la guida dei Francesi, a produrre vino con sistemi industriali mai adottati prima", come osserva in una sua relazione l'architetto F. Danese. Durante il primo ed il secondo conflitto mondiale Brindisi, divenuta obiettivo militare di primaria importanza, pagò il suo tributo di sangue con il sacrificio di migliaia di vite umane e la rovina del suo centro storico durante i bombardamenti, che ancora una volta ridussero gran parte della città ad un cumulo di rovine. A ben cercare, forse ancor oggi si può trovare qualche "scuffulatu", ben nascosto fra i palazzi che, sorti dopo l'abbattimento non sempre opportuno di insigni edifici e monumenti preesistenti, hanno dato alla città un aspetto più moderno, ma di certo più anonimo.